I figli vogliono decidere. I genitori devono.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che i genitori hanno il dovere di decidere per i figli. In casa devono essere mamma e papà a decidere e a determinare le regole. Soprattutto quanto più i bambini sono piccoli.
Questo atteggiamento rassicura i figli, perché sentono di avere una guida ferma che indica la strada senza tentennamenti e senza delegare a loro decisioni che in realtà non vogliono e non possono prendere.
Certo i bambini un po’ alla volta desiderano poter prendere delle decisioni. Anche questo va fatto gradualmente e sotto la conduzioni dei genitori.
Per esempio verso i tre/quattro anni possiamo far scegliere cosa mangiare a cena, cosa indossare per la scuola, che libro leggere. Attenzione però, poniamo sempre due alternative: “Preferisci il riso o la pasta?…la tuta o i jeans?…” E così via. In tal modo i bambini hanno la percezione di poter decidere, ma non vengono sopraffatti da mille possibilità, che per loro equivalgono a zero possibilità.
Coinvolgere i piccoli in ogni decisione li confonde e li angoscia, perché non sono ancora in grado di decidere veramente. In genere rispondono per compiacere i genitori, cercando di capire cosa mamma e papà si aspettano come risposta.
Per imparare a scegliere, per imparare a prendere decisioni, soprattutto grandi, bisogna allenarsi su quelle piccole.
Intorno ai 24 mesi i bambini vivono una fase di grande cambiamento e anche i piccoli che fino a quel momento hanno dimostrato di avere un carattere dolce e accomodante possono cambiare quasi all’improvviso. Questo passaggio è tanto naturale quanto disorientante per mamma e papà e coincide con con una grande presa di coscienza del bambino: il piccolo scopre di essere una persona separata e indipendente e di avere personalità e volontà proprie.
Il NO è l’unico strumento che un bambino ha a disposizione per ribadire questa scoperta e per trovare la propria personalità. Ecco perché ci sembra che i piccoli dicano no a tutto, anche quando vorrebbero dire sì.
Se teniamo a mente ciò, possiamo disporci diversamente di fronte alle opposizione dei bambini.
Vediamo insieme come:
– Certo non è semplice, ma prima di tutto dobbiamo cercare di non vivere i no come una sfida costante e sfinente nei nostri confronti, ma come un passaggio necessario per la crescita.
– Poniamo pochi no, quelli davvero necessari. Proviamo a pensare che, per la prima volta nella sua vita, un bambino scopre ogni giorno un po’ di più un mondo che non è ancora in grado di comprendere e le occasioni in cui si sente dire no a sua volta si moltiplicano. Se tutto è un divieto, allora nessun divieto avrà senso!
-Poniamo poche regole, ma che siano molto chiare e precise e che devono essere rispettate sempre, anche durante i capricci. La chiarezza dei genitori e sapere cosa si può o non si può fare riduce le occasioni in cui i bambini faranno i capricci.
– Cerchiamo di essere fermi e di mantenere un atteggiamento coerente e lineare: non assecondiamo mai i capricci, né in privato né in pubblico e, se non riusciamo a gestirli, prendiamo il bambino in disparte e lasciamo sfogare il pianto finché non si calma.
– Dimostriamo comprensione e determinazione al contempo: diciamo ai bambini che li capiamo, che capiamo che si sentono arrabbiati-annoiati…, ma che quella determinata cosa non si può comunque fare.
– Assecondiamo la naturale voglia di indipendenza dei bambini, ma offriamo sempre scelte limitate.
Noi abbiamo il dovere di sapere perché i NO detti dai bambini sono necessari; teniamolo sempre a mente per non trasmettere mai ai piccoli l’idea che, se si comportano in un certo modo, sono bambini cattivi.